I numeri dell’infodemia online in Italia, Francia, Germania, Spagna e UK

L’Italia non è tra i paesi europei in cui finora si è parlato di più di coronavirus nella comunicazione online. I nuovi contagi in Lombardia e Veneto rischiano di cambiare questo scenario, ma fino al 15 febbraio i volumi e i toni della conversazione sul coronavirus da noi sono rimasti contenuti, se pure molto seguiti. E’ quanto emerge da una ricerca di Eikon Strategic Consulting.

L’OMS ha definito “infodemic” il flusso inarrestabile di comunicazione mondiale sul coronavirus, con il rischio di diffusione di miti e notizie false con una velocità nettamente maggiore della diffusione del virus.

Il pericolo sempre in agguato è la “profezia che si autoconferma”. In pratica la diffusione di notizie incontrollate può generare una serie di comportamenti che producono un impatto negativo personale, economico e sociale che può diventare ancora più forte dell’impatto del virus in sé.

Bucci e Carafoli in un articolo ricco di stimoli su Scienza in Rete titolano in modo efficace:”2019-nCoV: dobbiamo proteggerci anche dall’infodemia”.

Il rischio più grande è che si mettano in atto misure di prevenzione o cure non appropriate. Per questo, l’OMS ha messo a punto un piano integrato di presidio della comunicazione sul coronavirus su tutte le piattaforme digitali, inclusi Amazon e Airbnb per monitorare le fake news ma anche per cogliere tutte le occasioni possibili di navigazione in rete per offrire informazioni attendibili.

Ma quali sono i numeri dell’infodemia in Europa? L’infografica di Eikon Strategic Consulting, fornisce una prima risposta parziale sulla comunicazione online in Italia, Francia, Germania, Spagna e UK. Nessuno strumento di web listening che  rispetti le regole è ad oggi in grado di restituire il 100% delle conversazioni online, anche perché moltissime sono e devono restare private. E’ possibile comunque intercettare le news con maggiore visibilità e le conversazioni pubbliche, un barometro interessante per cogliere alcuni aspetti importanti.

Nel periodo 1 gennaio-15 febbraio sono stati rilevati 6,6 milioni di post che hanno generato 100 milioni di interazioni (tra like, share e commenti). La Spagna è il paese con più contenuti (2,2milioni) , la Germania con meno (0,6). L’Italia è terza con 800.000 contenuti, ma è il secondo paese, dopo UK, per numero di interazioni generate dal singolo post: 23 contro i 10 della Spagna. La comunicazione nel nostro paese sembra essere molto più partecipata.

L’analisi delle figure e delle organizzazioni nazionali e internazionali più citate mostra altre differenze significative nei quattro paesi. L’obiettivo dell’OMS di essere il regista principale dell’informazione online sembra raggiunto. In quasi tutti i paesi emerge tra le organizzazioni più citate. Fa eccezione solo la Germania. Unica altra figura molto citata ovunque è Trump, che è rilevante in tutti i paesi, ad eccezione della Spagna. In Italia troviamo al primo posto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che con lo Spallanzani, l’OMS e il ministro Speranza appaiono come i punti di riferimento della comunicazione online intorno al coronavirus. Presente ma nettamente più marginale Salvini. L’eccezione Italia ruota anche intorno a due figure atipiche rispetto agli altri paesi: Francesca Colavita e Roberto Burioni. Colavita è la ricercatrice del team dello Spallanzani che ha isolato il virus e che è stata al centro di un flusso di conversazione che ha intrecciato l’orgoglio per il valore della ricerca italiana e al tempo stesso la precarietà e il mancato riconoscimento di questo valore nel sistema paese. Roberto Burioni è un caso unico di scienziato che attraverso l’uso dei media digitali è riuscito ad imporsi come autorità di riferimento per la comunicazione scientifica. Il suo impegno nei vaccini è stato riconosciuto nel gennaio 2020 anche dalla rivista Science. Nel caso del coronavirus, Burioni sembra imporsi come voce prevalente rispetto ad altri esperti e ricercatori.

 

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L’analisi delle wordcloud fa emergere qualche altro elemento. UK è il paese in cui sono più usate le parole “morte” e “paura” e si parla di più dei problemi per il turismo e i viaggi. La Germania e la Francia sono i paesi in cui si affronta maggiormente l’impatto economico del virus. In Spagna una parte della conversazione è assorbita dal Mobile World Congress che diventa il simbolo della potenza del virus nel mettere in crisi il mercato globalizzato. Nessuna delle fake news e delle teorie cospiratorie che circolano in rete sembra riuscire a diventare a sua volta “virale”. Il metodo OMS sta funzionando? Sembrerebbe di sì. Vedremo cosa succederà in Italia a partire da oggi, in cui la scoperta di 14 contagi in Lombardia rischia di scardinare il precario equilibrio emotivo raggiunto finora.

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