Dimenticare una medicina, prenderne in dose eccessiva, confondere una medicina con un’altra. Quando si tratta di assumere o somministrare un farmaco abbiamo sempre paura di sbagliare. Il medico prescrive ma la responsabilità dell’assunzione ricade tutta su di noi. E’ il vissuto ambivalente del farmaco: ci guarisce ma potrebbe anche, nelle nostre fantasie, avvelenarci e potremmo essere gli agenti del crimine verso noi stessi, i nostri genitori, i nostri figli, con l’ambivalenza affettiva che si salda a quella terapeutica. E se a sbagliare fosse la baby sitter o la badante, protagoniste di tante leggende metropolitane e proiezioni dei nostri sensi di colpa? Tutto questo si agita intorno al gesto apparentemente banale di riempire un bicchiere d’acqua e ingoiare una pillola. Alla difficoltà emotiva si salda poi quella organizzativa quando di medicine occorre prenderne molte, con un moltiplicatore di percezione della paura e del rischio. Cosa c’è di meglio allora che avere qualcuno a cui delegare la responsabilità? E’ l’idea alla base di Pillpack un servizio sanitario innovativo ideato nei soliti Stati Uniti e diffuso già in più di 33 stati. Sono nate moltissime app che promettono di aiutare la pianificazione e l’assunzione dei trattamenti. L’app aiuta ma risponde solo al bisogno di semplificazione e facilità, non risolve l’ambivalenza emotiva, non libera dalla paura dell’errore. Pillpack al contrario riduce (niente la può eliminare del tutto) l’ambivalenza del farmaco. In che modo? Spostando in parte la responsabilità sulla farmacia e sul farmacista, che recuperano il loro ruolo di mediatori tra il paziente e il medico, in vista della cura efficace. Come funziona? Attraverso una semplice registrazione al sito e all’applicazione corrispondente, il paziente o il caregiver invia la ricetta medica e riceve ogni 15 giorni un pacchetto organizzato in bustine con giorno e orario delle pillole da prendere. Per inalatori o altre formulazioni, un’etichetta ricorda giorno e orario. Sono previste ed etichettati differentemente anche i trattamenti che devono essere usati on demand. Il paziente a quel punto può, quasi a occhi chiusi, ingoiare il contenuto della bustina e non pensarci più. Ecco una start up che sarebbe bello vedere presto anche in Italia!
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