“Allora… grazie! Per questa piattaforma che ricordo bene è calzata a pennello nei momenti in cui il mio dolore invisibile, indicibile e incomprensibile per molti urlava per poter uscire e trovare una forma e un posto. A pennello anche per la disperata ricerca di storie simili alle mie, di condivisione appunto” (Luna).
Luna parla del viaggio alla ricerca di un figlio come di un momento di dolore invisibile, indicibile e incomprensibile. Questa triplice articolazione del vissuto emotivo dell’infertilità sintetizza la complessità di questa esperienza per le coppie, soprattutto nella loro relazione con gli altri, con la collettività, con i “molti”.
Nelle interazioni familiari, amicali, professionali, gli “altri” non riescono ad essere empatici, non riescono a offrire sostegno., non trovano le parole giuste, Sono anzi portatori di sguardi intrusivi, sguardi che colpevolizzano, sguardi che richiamano un fallimento. Gli amici sono spesso quelli che ce l’hanno fatta subito, quelli verso i quali si prova invidia.
La community narrativa parolefertili.it ha offerto un luogo in cui ritrovarsi attraverso la condivisione della propria storia con chi sta affrontando lo stesso percorso. Un luogo in cui accogliere tutte le esperienze, quelle di successo e quelle di dolore.
Scrive Sisma: “Non ho mai creduto alla casualità e ho fatto bene. Proprio oggi, il giorno del mio primo aborto, ho trovato il vostro link. Condividere questo dolore con voi è un privilegio, in un momento di vuoto incolmabile e complicato da esprimere alle persone che ho accanto”.
La possibilità di incontrare altre e altri come “me”, di leggere il loro vissuto, le loro difficoltà, facilita un prendersi cura che spesso è impossibile nell’offline. Le storie hanno anche ispirato una trilogia video, realizzata da H-MAPS, che racconta diversi momenti e diversi protagonisti del viaggio alla ricerca di un figlio.
Dopo centinaia di storie sul sito e una community di oltre 10.000 membri su facebook, il gruppo multidisciplinare che ha ideato e portato avanti Parole Fertili, con il sostegno appassionato di IBSA Farmaceutici, ha pensato che questo patrimonio emotivo potesse anche sabotare l’invisibilità sofferta della PMA nel mondo reale.
È nato così un libro cartaceo curato da me e Francesco Dimitri e pubblicato da Mondadori Electa che, a Natale, ha portato nelle librerie di tutta Italia, la complessità del far nascere. Il libro rende visibile alla community online il valore che ha creato ed è stato concepito per offrire a donne e uomini alla ricerca di un figlio una mappa emotiva per orientarsi, per trovare le parole per dire il dolore, la sofferenza, ma anche la bellezza e la sorpresa. Le storie sono raggruppate in capitoli che corrispondono a momenti e a modi diversi di vivere il viaggio: missione, speranza, caos, gli altri, domani.
Le storie di missione sono storie che aiutano a capire che non esistono strade facili e immediate, che il percorso richiede impegno, che spesso il risultato può arrivare solo dopo molti tentativi. E che è importante avere la forza di andare avanti. Scrive Scl: Ti sorprenderai della forza che scoprirai di avere dentro di te, ti sorprenderai di vedere come il tuo corpo reagisce di fronte agli insuccessi e di come si rialza subito dopo…la resilienza esiste!! La sconfitta ci rende più forti, perché più forte di qualsiasi altra cosa è il nostro desiderio”.
Le storie di speranza usano i toni giusti, perché ricordano anche la sofferenza e le difficoltà. Non sono superficialmente positive. Ricordano che anche nei momenti più bui, non si può escludere che alla fine si riuscirà. Sono storie di chi sa che la speranza deve essere distinta dalle false aspettative. Scrive Luisa: “La mia storia spero un giorno possa essere un appiglio, una speranza, un motivo di sprono, una dedica a tutte quelle meravigliose donne che lottano indefesse e fiere, che donano se stesse per il proprio figlio prima ancora che venga procreato, quando il suo alito di vita è solo una speranza di dono”.
Le storie di caos, sono storie di solitudine, il cui la sofferenza e il senso di fallimento chiudono l’uomo e la donna ognuno nel proprio spazio di incomunicabilità in un misto di rabbia, colpa, accuse, che non riesce a diventare solidarietà. Condividere la propria storia, diventa una delle possibilità per andare oltre, per riappropriarsi di se stessi. Come scrive Eugenio: “Ogni giorno, al risveglio, è ancora il giorno prima, ogni giorno è lo stesso giorno in cui non accade nulla, lo stesso giorno in cui, in silenzio, mi spengo, e smetto di esistere”.
Nel capitolo gli altri, ci sono le storie in cui è più forte l’aspetto relazionale, l’attenzione su medici, mariti e mogli, su amici che parlano sempre di bambini, su famiglie che aiutano a non mollare, o che invece si trasformano in ostacoli sul percorso. Il viaggio alla ricerca di un figlio è duro, e richiede alleati. Ma a volte le persone che ci sono più vicine possono trasformarsi senza volerlo in nemici. “I miei genitori, i miei suoceri e i parenti non fanno altro che chiedere e ormai mi vedono come l’egoista che non vuole avere figli. E’ uno stress infinito, un tunnel senza mai fine.”
Se ci vuole molta forza e determinazione per affrontare il percorso di PMA. Ce ne vuole ancora di più per elaborare il lutto di un figlio non nato. Le storie nel capitolo domani , mostrano come è possibile introdurre di nuovo il progetto e il futuro in vite che rischiano di essere paralizzate dall’infertilità. Il primo passo è ricordarsi che al centro di tutto non c’è un individuo ma una coppia. Recuperare il noi, può salvare l’io, come ricorda Manuela: “Una scoperta tanto semplice quanto rivelatrice: potevamo ancora scegliere di essere felici, continuando a coltivare noi stessi, continuando a fare progetti. La progettualità di una coppia non deve e non può esaurirsi con la nascita e la crescita di un figlio. Avevamo ancora così tante cose da fare, esplorare, cambiare! E così è arrivata un’altra semplice ma efficace rivelazione: la vita non era finita, era appena iniziata!”.
Parole Fertili non vuole essere solo un libro, vuole essere più di ogni altra cosa un compagno di viaggio, una risorsa a cui tornare in momenti di stanchezza, di dubbio, di paura – o di desiderio. Per questo ogni storia ha da due a cinque ‘tag’, che ne descrivono aspetti chiave. Esempi di tag sono: speranza, gioia, fallimento, famiglia. Alla fine del libro c’è un indice che raduna tutte i tag, indirizzando alle storie corrispondenti. In questo modo il lettore può consultare il libro cercando storie che rispondano alle esigenze emotive del momento del viaggio in cui si trova.
Se la community diventa un libro, il libro diventa una mappa per rendere accessibile la community anche a chi non vive o non si riconosce nei mondi virtuali.