Google Ventures investe 130 milioni di dollari nel secondo round di finanziamento di Flatiron Health E’ l’impegno più importante di Google nell’area medica.
Flatiron Health è una start up di New York che ha l’obiettivo di aggregare e offrire i big data dell’oncologia. I fondatori sono 2 ex enfant prodige già beatificati da Google qualche anno fa. Nat Turner e Zach Weinberg inventano nel 2007 Invite Media, una piattaforma pubblicitaria innovativa. Invite Media viene acquistata da Google per 80 milioni di dollari nel 2010. Nat e Zach si guardano in giro e decidono che il prossimo step è utilizzare la potenza degli analytics e dei big data per curare.
Gli assunti di partenza:
1. negli Stati Uniti solo il 4% dei malati di cancro partecipa a trial clinici;
2. nel restante 96% dei casi le informazioni sui pazienti, le cure, i costi, sono imprigionate nei centri ospedalieri e universitari in silos non comunicanti e non standardizzati. Difficile se non impossibile lo scambio e l’aggregazione dei dati.
La risposta: OncologyCloud. Una piattaforma online in cui vengono aggregati tutti i dati delle cartelle cliniche elettroniche di Centri Ospedalieri e di ricerca che partecipano al progetto. Il singolo centro può accedere ai propri dati in chiaro e ai dati degli altri centri nel rispetto di tutte le regole di sicurezza e privacy.
Forse OncologyCloud può riuscire a realizzare il networking dei dati, visto che spesso, nell’esperienza quotidiana dei malati, il networking degli specialisti è piuttosto difficile e delegato al malato o ai familiari, con difficoltà e frustrazioni.
Alcune interrogativi e osservazioni. Come si coordina Flatiron Health con altre iniziative simili, come ad esempio CancerLinQ dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO)? Non si rischia di creare nuovi silos, ognuno con i suoi big data?
Nel team di lavoro di Flatiron c’è anche un cane, il massimo dell’inclusione della diversity. Il contributo dei pet al lavoro di gruppo è di solito infatti socialmente invisibile. Vorremmo suggerire però a Nat e Zach: perché non aggiungere ai medici, agli ingegneri, agli statistici anche un filosofo della scienza, un linguista, un semiotico. Un aumento dei costi inutile?
Non necessariamente. Hanno portato lo sguardo e l’esperienza della pubblicità nella malattia, sono quindi aperti all’ibridazione. La sfida è coniugare big data e narrazioni, oggettività del dato e soggettività del racconto e della cura. Un breve ma efficace post pubblicato da un medico dell’Alabama (incontri virtuali di cui ringrazio google), rispecchia bene la frustrazione e le difficoltà del medico per incasellare, ridurre, scheletrire la storia del paziente nel formato del modulo online da compilare. Sarebbe interessante registrare e aggregare non solo i “dati” dei pazienti ma anche la storia del paziente, il linguaggio e le metafore della malattia e della cura. Matthew Katz nel blog della ASCO sottolinea l’importanza delle analogie e delle metafore utilizzate per raccontare il tumore. Si dichiara contrario ad esempio ad usare la metafora della guerra e della battaglia e propone di creare una banca dati online delle analogie più utilizzate e da utilizzare: un lavoro di gruppo ampio e condiviso per individuare il linguaggio più efficace.
Big data e medicina narrativa non si oppongono, la sfida è riuscire a portarli in uno stesso luogo.
E Google? Google è il grande utopista del nostro secolo. Non può ancora sconfiggere la morte? Cerca intanto di raccogliere il cancro Male del mondo e bonificarlo in un grande sogno taumaturgico.