Menopausa e sessualità: le donne si raccontano online

La menopausa è una fase nuova nel ciclo di vita della donna. Solo a partire dagli inizi del XX secolo l’aspettativa di vita media supera in Europa i 45 anni. In Italia oggi la vita media delle donne è di 84,5 anni. Come mai prima nella storia, la menopausa oggi caratterizza quasi un terzo della vita della donna. La velocità del cambiamento demografico si associa a vissuti personali e rappresentazioni collettive della menopausa ambivalenti che raccontano un “tempo incerto”, come l’hanno definito Nicoletta Diasio e Virginie Vinel, nella loro antropologia della menopausa.

Non più vecchia, non ancora nonna, ma neanche più giovane, chi è e chi vuole essere la donna in menopausa? E in questo scenario, come si inseriscono i cambiamenti che hanno un impatto sulla vita sessuale femminile? Ci siamo ormai ‘quasi’ abituati a parlare di disfunzione erettile e di viagra, ma cosa succede alla donna? C’è ancora una marginalità del discorso sociale sulla vagina e sulla sessualità della donna in menopausa. In un’antropologia della sessualità di qualche anno fa, nella mappa delle conversazioni online sulla sessualità il pene aveva 6.009 occorrenze e la vagina 2.114. Non sembra essere cambiato molto in questi anni. Ne abbiamo discusso con la ginecologa Alessandra Graziottin e il direttore medico di Shionogi Martire Particco, in un incontro con giornalisti e blogger organizzato il 10 giugno a Milano da Shionogi Italia.

Alessandra Graziottin, presidente di una Fondazione per la cura del dolore nella donna, è partita dal vissuto delle sue pazienti per poi accompagnarci in un viaggio nelle trasformazioni della vagina in menopausa. La secchezza vaginale è uno dei problemi di cui soffrono di più le donne in post menopausa. A dieci anni dalla menopausa, più del 70% delle donne dice di avere “una secchezza tremenda” e Alessandra Graziottin ricorda il danno che provoca la “collusione del silenzio”. Secchezza e atrofia vulvo-vaginale, dice Graziottin, producono un “sommerso di dolore”, che porta a una riduzione della qualità della vita della donna e della coppia. La secchezza vaginale e l’atrofia vulvo-vaginale sono una “patologia tabù”, di cui si parla poco.

Riusciamo a trovarne tracce prevalentemente su internet, dove le donne cercano informazioni e si confrontano. Con il Center for Digital Health Humanities, ho realizzato uno studio etnografico dei racconti in rete. La ricerca esplora le conversazioni spontanee online di chi vive questa ‘nuova’ fase del femminile, per cogliere emozioni, vissuti, bisogni. Sono state analizzate le conversazioni sulla menopausa pubblicate su forum e pagine facebook. Ci interessava il racconto delle donne, non sono stati quindi analizzati siti medici, testate giornalistiche, portali, blog di settore. In totale abbiamo analizzato 337 storie di vita condivise tra il 2013 e il 2014. La maggior parte delle storie è apparsa nei forum e non su facebook. Per raccontarsi, le donne sembrano preferire l’intimità anonima della comunità online al circuito amicale su facebook.

Che cosa emerge da questo osservatorio privilegiato? Anche se non traumatico, l’impatto della menopausa è considerato problematico nella maggior parte dei casi. La mappa lessicale delle storie sintetizza alcuni elementi chiave della rappresentazione della menopausa.

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Nelle narrazioni online, la menopausa sembra generare una dissonanza cognitiva ed emotiva tra il tempo del corpo e il tempo sociale. Alla metamorfosi fisica non corrisponde, infatti, un cambiamento nel ruolo sociale. In molte culture, la menopausa segna il passaggio ad uno status diverso: la donna accede a ruoli di prestigio o rituali che le erano negati prima o si ritrova in condizione di marginalità e invisibilità sociale. Al contrario, nelle conversazioni online analizzate, la lontananza rispetto alla vecchiaia e la continuità dell’identità sociale negano la valenza di “passaggio” alla menopausa. Nelle storie i segni sono sintomi di malessere prevalentemente fisico. Le vampate sono il primo simbolo del corpo che cambia, insieme alla secchezza vaginale e al calo del desiderio. Lo status sociale rappresenta una continuità ovvia rispetto alla quale il corpo crea lo scarto. Per questo la menopausa è raccontata come un “tabù”, un’area di non detto. La menopausa sembra segnare l’irruzione di un tempo del corpo che entra in conflitto con l’età sociale della donna. L’esigenza diventa allora quella di “normalizzare” il corpo della menopausa, reinventando il tempo biologico come un “tempo sospeso”, tra l’età fertile e la vecchiaia. Questa sospensione biografica della menopausa sembra avvenire attraverso due strategie diverse di normalizzazione: 1. la medicalizzazione della menopausa. Le cure e le terapie possono risolvere lo scarto e riportare il corpo alla normalità. L’eliminazione del sintomo aiuta a sospendere ciò che lo genera e cioè la menopausa come minaccia di vecchiaia e di incertezza. 2) la naturalizzazione della menopausa. Questo dispositivo è opposto all’altro, anche se mira allo stesso obiettivo. In questo caso la natura si fa significante di normalità, di ciò che, in quanto naturale, può essere considerato ovvio. I rimedi naturali accompagnano e addolciscono questa trasformazione, senza turbarla. Iscritta in un percorso naturale, anche in questo caso la menopausa viene sospesa come segno di un cambiamento sociale e di identità, come immagine di vecchiaia. Pur se corrispondenti a profili socio-anagrafici, stili di vita, modelli culturali molto diversi, questi due percorsi convergono in un vissuto della menopausa come “tempo sospeso” che è tanto più positivo quanto più garantisce la lontananza rispetto alla vecchiaia.

C’è però un’area importante che sfugge alla normalizzazione: la sessualità. Le donne ne parlano nel 30% delle storie, con un vissuto prevalentemente negativo. Calo del desiderio e secchezza vaginale (tra loro correlati) trasformano improvvisamente il rapporto sessuale in dolore e problema.

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Più di altri sintomi, la secchezza vaginale rischia di generare quella discontinuità che la donna cerca di annullare, per “ritornare com’ero prima”. Al di fuori delle conversazioni online, tutto questo rischia di restare un “sommerso di dolore” che produce nella donna una mutilazione del corpo e del piacere sessuale, di cui incredibilmente si parla poco.

A chiusura della giornata, Alessandra Graziottin annuncia l’arrivo in Italia di un nuovo farmaco per l’atrofia vulvo-vaginale, utilizzabile anche da chi ha avuto un tumore al seno. Oltre ad offrire una nuova prospettiva per le donne che vogliono continuare a vivere una sessualità piena, speriamo che il nuovo farmaco riesca anche a produrre un effetto viagra e a liberare la vagina dalla “collusione del silenzio”.

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